Nuovi reliquiari per Corona – 30 marzo

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Nella giornata di martedì 25 marzo, solennità dell’Annunciazione, una piccola delegazione si è recata a Verona per ritirare, a seguito di formale richiesta, una reliquia “ex ossibus” di San Zenone (o Zeno) vescovo. Una piccola lacuna colmata per venerare in modo particolare il co-patrono della chiesa di Corona, invocato contro le tracimazioni del torrente Versa che nei secoli ha recato parecchi danni all’abitato. In questa IV Domenica di Quaresima (Laetare) al termine della celebrazione si sono presentati i due nuovi reliquiari, acquistati l’uno per tenere la reliquia di San Zenone e l’altro per esporre al meglio le reliquie, già presenti in parrocchia, di Santa Caterina d’Alessandria. e Santa Apollonia a cui era dedicato l’altare ora della Madonna Immacolata.

San Zenone (o Zeno) vescovo di Verona (300-371) – 12 aprile
Probabilmente originario della Mauretania, e per questo chiamato “Vescovo moro”, fu l’ottavo vescovo di Verona (362-371).
Secondo le fonti visse in austerità e semplicità, tanto che pescava egli stesso nell’Adige il pesce per il proprio pasto. Noto per la sua eloquenza (gli sono attribuiti 16 sermoni lunghi e 77 brevi) fu campione del Cristianesimo contro i pagani e nell’affermazione dell’ortodossia contro gli ariani.
Il miracolo più famoso è riferito da papa Gregorio Magno e narra di un improvviso straripamento delle acque dell’Adige, che sommerse tutta la città fino ai tetti delle chiese, al tempo del re Longobardo Autari. Le acque arrivarono alla cattedrale dove il re aveva appena sposata la bella principessa Teodolinda, precisa il monaco Coronato, ma si sarebbe arrestata improvvisamente, in sospensione, sulla porta, tanto da poter essere bevuta, ma senza potere invadere l’interno. Ciò avrebbe determinato la salvezza dei veronesi, che, pur non potendo uscire, poterono resistere finché la piena non calò. Questo miracolo di San Zeno si diffuse; e i pistoiesi ogni anno invasi dalle acque del fiume Ombrone, attribuirono il miracolo a san Zeno elevandolo a patrono della loro cattedale, quando le acque del fiume si aprirono un varco riversandosi nell’Arno.
La sua festa è fissata nel martirologio al 12 aprile, ma la diocesi di Verona lo celebra il 21 maggio, giorno della traslazione del corpo, fatta dai santi Benigno e Caro, dalla temporanea sepoltura nella Cattedrale alla zona dell’attuale Basilica.

Santa Caterina d’Alessandria vergine e martire (287-304) – 25 novembre
Oltre alla incerta data di nascita (287), al fatto che fu sottoposta a martirio ad Alessandria d’Egitto nel304, della sua vita si sa poco ed è difficile distinguere la realtà storica dalle leggende popolari. Secondo la tradizione, Caterina è una principessa egiziana che, in occasione dell’insediamento ad Alessandria del governatore Massimino Daia, avvenuto nel 305, venne invitata a palazzo e, nel bel mezzo dei festeggiamenti con sacrifici di animali agli dèi, rifiutò i sacrifici e chiese al governatore di riconoscere Gesù Cristo come redentore dell’umanità. Di fronte alla richiesta della ragazza, il governatore convocò un gruppo di filosofi e di retori affinché la convincessero a onorare gli dèi. Tuttavia, per l’eloquenza di Caterina, non solo non la convertirono, ma essi stessi furono prontamente convertiti al Cristianesimo. Il governatore ordinò la condanna a morte di tutti quei filosofi e retori e, dopo l’ennesimo rifiuto, della stessa Caterina, stabilendo di sottoporla al supplizio della ruota dentata. Tuttavia lo strumento di tortura si ruppe e Massimino fu obbligato a far decapitare la santa. Secondo una leggenda posteriore, il suo corpo fu trasportato dagli angeli fino al Sinai, dove ancora oggi l’altura vicina a Gebel Musa (Montagna di Mosè) si chiama Gebel Katherin. In questo luogo, nel VI secolo, l’imperatore Giustiniano fondò il Monastero di Santa Caterina tutt’ora presente.

Santa Apollonia d’Alessandria vergine e martire (… – 249) – 9 febbraio
La storia del martirio della santa ci è giunta tramite il racconto da Esusebio di Cesarea (265-340), il quale riporta un brano della lettera del vescovo Dionigi di Alessandria (†265), indirizzata a Fabio di Antiochia, in cui si narrano gli avvenimenti dei quali era stato testimone. Tra il 249 e il 250, in Alessandria d’Egitto, scoppiò una sommossa popolare contro i cristiani, eccitata da un indovino pagano. Apollonia, un’anziana donna cristiana non sposata che aveva aiutato i cristiani e fatto opera di apostolato, fu catturata tra gli altri e venne percossa al punto di farle cadere i denti. Secondo la tradizione popolare le furono divelti i denti con le tenaglie. Fu poi preparato un gran fuoco per bruciarla viva se non avesse abiurato. Riuscita a liberarsi con un’astuzia dalle mani della plebe, si lanciò da sé tra le fiamme, dove morì, ritenendo senza dubbio che il suicidio non costituisse una colpa in quella situazione. Il corpo della martire, secondo alcuni racconti, sarebbe stato ridotto in cenere.
Una Passio latina trasferisce questo martirio in Roma, durante il governo dell’imperatore Giuliano.

L’altare laterale di sinistra, che ora ospita la statua della Madonna Immacolata, ospitava una pala con Santa Apollonia (ceduta nel 1853 al pittore Carlo Leghissa) e probabilmente faceva il paio con la pala dell’altare di destraattribuita ad Antonio Paroli (1688-1768), che raffigura i Santi Caterina, Rocco e Sebastiano.

 

O Signore, per intercessione di queste Sante Reliquie, possano liberarci da ogni male e utilizzare saggiamente i nostri beni terreni, per poter essere capaci di servirTi, e di seguirTi e di amare Te sopra ogni cosa. Amen